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mercoledì 6 febbraio 2008

Biografia Billie Holiday

Billie Holiday

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Lady Day

Billie Holiday (pseudonimo di Eleanor Fagan Gough, nota anche come Lady Day; Philadelphia, 7 aprile 1915New York, 17 luglio 1959) è stata una cantante statunitense, fra le più grandi di tutti i tempi nei generi jazz e blues.

Biografia [modifica]

In realtà, il suo vero nome era Eleanora Fagan Gough (Fagan era il cognome della madre), ma scelse il nome d'arte Billie Holiday perché il padre, riferendosi scherzosamente ai suoi atteggiamenti da maschiaccio, la chiamava Billy, e come omaggio all'attrice Billie Dove, di cui era una grande ammiratrice. Il vero padre si chiamava Clarence Holiday, un suonatore di banjo,diventato padre appena sedicenne, il quale non si occupò quasi mai di lei, ma con il quale ebbe alcuni contatti. Billie nacque a Philadelphia da genitori poco più che adolescenti[1]. Quando scelse il suo nome d'arte volle prendere quello del suo vero padre. Billie ebbe un'infanzia travagliata. Trascorse l'infanzia a Baltimora, trattata duramente dalla cugina della madre alla quale quest'ultima l'aveva affidata mentre lavorava come domestica a New York. Billie ricorda che guadagnava qualche spicciolo lavando le soglie delle case del quartiere: non si faceva pagare solo dalla tenutaria del bordello, che in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Louis Armstrong sul fonografo del salotto. Ancora bambina[2] raggiunse la madre, e cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi in un bordello ad Harlem, il che le procurò ben presto una condanna a quattro mesi di carcere. Quando fu rilasciata, per evitare di tornare a prostituirsi, cercò una scrittura come ballerina in un locale notturno: Billie non sapeva ballare, ma venne assunta immediatamente quando la fecero cantare e, ad appena 15 anni iniziò la sua carriera di cantante nei nightclub di Harlem. In questo periodo le colleghe iniziarono a chiamarla "Lady" (la signora) perché si rifiutava di raccogliere le mance ai tavoli prendendo la banconote tra le cosce come le altre. Nel 1933, diciottenne, venne scoperta dal produttore John Hammond, che le organizzò alcune sedute in sala d'incisione con Benny Goodman. Successivamente lavorò con leggende del jazz come Count Basie, Artie Shaw e Lester Young, al quale fu legata da un intenso rapporto d'amicizia e per il quale coniò il soprannome "Prez", "il presidente".

Billie Holiday, con l'aiuto e il supporto di Artie Shaw, fu tra i primi cantanti neri ad esibirsi assieme a musicisti bianchi, superando le barriere di razza e colore[3]. Tuttavia, nei locali dove cantava doveva comunque utilizzare l'ingresso riservato ai neri, e rimanere chiusa in camerino fino all'entrata in scena. Una volta sul palcoscenico, si trasformava in Lady Day: portava sempre una gardenia bianca tra i capelli, che divenne il suo segno distintivo. Il suo coinvolgimento emotivo e la sua voce unica riuscivano a rendere speciali anche le canzoni più semplici.

Nel 1947 apparve nel film-musical New Orleans accanto a Louis Armstrong. Nel 1954 andò in tournée in Europa, e nel 1956 scrisse un'autobiografia, Lady sings the Blues ("La signora canta il blues"). Morì tre anni dopo, ad appena pochi mesi di distanza dal suo vecchio amico Lester Young, al cui funerale non poté cantare.

Billie canta
Billie canta

La carriera e la vita di Billie Holiday furono segnate dalla dipendenza dall'alcool e dalla droga, da relazioni burrascose e da problemi finanziari. Anche la sua voce ne risentì, e nelle sue ultime registrazioni l'impeto giovanile lasciò il posto al rimpianto. La morte la portò via molto presto, ad appena 44 anni, per le complicanze di un'epatite.

Il suo impatto sugli altri artisti fu comunque notevole in ogni fase della sua carriera. Anche dopo la morte continuò ad influenzare altre cantanti come Janis Joplin e Nina Simone. Diana Ross interpretò la sua parte nel film La signora del blues, tratto dalla sua autobiografia. Alla fine degli anni ottanta, gli U2 le dedicarono la struggente Angel of Harlem: «Lady Day got diamond eyes, she sees the truth behind the lies» ("Lady Day ha occhi di diamante, vede la verità dietro le bugie").

Tra le canzoni più famose del repertorio di Billie Holiday ricordiamo "God Bless the Child" (da lei composta), "Lover Man", "I Loves You Porgy" e "The Man I Love" di George Gershwin, "Billie's Blues", "Fine and mellow", "Strange Fruit". Quest'ultima canzone fu negli anni quaranta l'inno della protesta per i diritti civili:

Collabora a Wikiquote (EN)
« Southern trees bear a strange fruit

Blood on the leaves and blood at the root
Black body swinging in the Southern breeze

Strange fruit hanging from the poplar trees... »
Collabora a Wikiquote (IT)
« Gli alberi del sud hanno un frutto strano,

sangue sulle foglie e nelle radici,
un corpo nero penzola nella brezza del sud,

un frutto strano che pende dai pioppi... »
(Strange Fruit)

Collegamenti esterni [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Nella sua autobiografia, la Holiday dice che sua madre aveva tredici anni, ma pare che ne avesse in realtà sedici.
  2. ^ Ma aveva già subito uno stupro ed evitato diversi altri tentativi di violenza.
  3. ^ La Holiday descrive la sua tourneè negli stati del Sud assieme all'orchestra (bianca) di Artie Shaw come un'esperienza defatigante, in cui i musicisti dell'orchestra rischiarono una zuffa a quasi ogni fermata a causa della presenza di Billie. Quando infine l'orchestra arrivò a New York, proprio nella città di Billie, e con grande amarezza di tutti, gli impresari trovarono il modo di non fare alloggiare la cantante nello stesso hotel dell'orchestra.


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