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Jazz News

giovedì 7 febbraio 2008

Umbria Jazz

Umbria Jazz

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Umbria Jazz è una delle più importanti manifestazioni jazzistiche a livello mondiale. Si svolge a Perugia nel mese di luglio.

Indice

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Le origini [modifica]

Il 23 agosto 1973 è la data del primo concerto della prima edizione di Umbria Jazz. Fu subito chiaro che si trattava di una buona idea, come testimoniava il grande successo di pubblico, a dispetto di una promozione approssimativa (la gestazione del processo fu velocissima: dalla visione alla realizzazione concreta passarono pochissimi mesi). Inizialmente Umbria Jazz assunse una formula "itinerante", cioè si spostava, ogni sera, da una città all'altra in una sorta di pittoresco viaggio disorganizzato per i tanti luoghi suggestivi della regione, ed aveva un gran pregio: i concerti erano gratuiti. Per ascoltare musica non si pagava nessun biglietto, in una fase storica in cui i giovani consideravano la musica come una sorte di "servizio sociale".
Per il jazz, musica da club o tutt'al più da teatro, in ogni caso per piccoli spazi, è uno shock. Il jazz entra nella piazza dell'Umbria, l'agorà dove si è sempre svolta la vita civile e sociale della sua gente. Da allora il jazz e la piazza convivono, e festival di questo tipo nascono in tutta Italia.
Oltre che uno shock per l'Umbria, è un incredibile spot promozionale, perché musica e ambienti si intrecciano con inedite suggestioni. E l'immagine di quelle piazze stracolme di gente fa il giro dell'Italia e sbarca perfino in America. Del resto, come sarebbe possibile non subire il fascino della piazza del Popolo di Todi, di piazza IV Novembre a Perugia, del Teatro romano a Gubbio, della fortezza dell'Albornoz a Orvieto... Se Umbria Jazz doveva lanciare l'Umbria come approdo di un turismo giovane e di massa, l'obiettivo era raggiunto.

Le prime difficoltà [modifica]

Le città dell'Umbria, dal fragile equilibrio, nei giorni di Umbria Jazz (conosciuta anche come UJ), scoppiano. In alcune situazioni la popolazione raddoppia. Gli organizzatori fanno il possibile per arginare la situazione ma, a volte, il possibile non è sufficiente. Prima dei concerti, dal primo pomeriggio, le piazze diventano delle interminabili distese di sacchi a pelo. È difficile spostarsi: addirittura in alcuni casi anche i musicisti hanno difficoltà nel raggiungere il luogo dove devono suonare, e c'è chi, come Count Basie, non arriva affatto: la sua orchestra resta inesorabilmente bloccata sul bus vittima dello stesso ingorgo in cui sono intrappolati tanti aspiranti spettatori.
Per Umbria jazz non esistono mezze misure: c'è chi vede con entusiasmo questo singolare "esperimento" di politica culturale e fa notare come l'immagine stessa della regione ne venga positivamente stravolta. Al contrario, non mancano gli scettici prima e i critici dopo, che vedono Uj come una specie di violenza alla tradizionale quiete e al secolare silenzio dell'Umbria.

I primi disordini [modifica]

L'edizione del 1976, l'anno che vede calcare le scene dell'Umbria a George Coleman, Art Blakey e Dizzy Gillespie segna l'anno più nero per Uj. In Umbria arriva troppa gente e questo resta il principale motivo di crisi. Ma c'è anche da dire che parte del pubblico (una parte minoritaria, ma vistosa) non è certamente facile da gestire. È un pubblico "estremo" che vive tutto come una dimensione politica; in Italia sono i cosiddetti "anni di piombo".
Uj viene trascinata, suo malgrado, in questa spirale e spesso diventa teatro di irrequietezze e talvolta di disordini. Piccoli gruppi di contestatori si danno agli "espropri proletari", altri si accaniscono contro le sedi dei partiti politici di destra. A Todi scoppiano disordini al passare di una processione religiosa. Attorno alle piazze sono schierate lunghe file di poliziotti e il clima, che doveva essere di festa, diventa molto teso.
Neanche la musica si salva: va di moda il jazz-man politico, anche se spesso la politicizzazione si risolve in qualche titolo accattivante e in ostentati abiti africani. Vengono fischiati grandi artisti, come Chet Baker e Stan Getz, bianchi e borghesi. Altrettanto acceso, ovviamente, è il confronto fra le forze poilitiche dell'Umbria e negli ambienti culturali: sostenitori e detrattori si misurano con toni forti. E pensare che, in fondo, tutto era nato da un innocuo intento di promozione turistica. Per non rischiare, gli organizzatori annullano l'edizione del 1977.

La fine di un sogno? [modifica]

Dopo molte polemiche, nel 1978 si torna a riorganizzare la grande kermesse di Uj, con una formula che cerca di limitare l'afflusso di spettatori dividendoli: ogni sera vanno in scena due concerti in altrettante città. Ma la folla non si divide anzi, in certi casi, aumenta, e con essa, ovviamente, i problemi.
Il festival, per come è diventato, non è più gestibile, e nemmeno difendibile. Anche gli amministratori regionali che fino ad ora, nonostante tutto, lo avevano difeso, non se la sentono più di correre il grande azzardo e sono costretti a cedere.
L'edizione del 1978 sarà l'ultima di Uj. Serve una pausa di riflessione, ma non sono molti a scommettere sul futuro del festival. Sembrava proprio il "canto del cigno": a Terni, in un tripudio di folla, si svolge la grande performance del trio di Bill Evans con alla batteria Philly Jo Jones, mentre a Perugia si esibisce Lionel Hampton con la sua All Star Big Band: uno scampolo di capolavoro in un momento nero.

L'araba fenice [modifica]

Perugia, Renzo Arbore
Perugia, Renzo Arbore

Per tre anni, dal 1979 al 1981 si continua a parlare di Uj, ma sono in pochi quelli che scommetterebbero su una sua rinascita. E invece, autentica araba fenice della musica, la manifestazione rinasce dalle sue ceneri. Nell'edizione del 1982 si vede subito che molte cose sono cambiate: innanzitutto Regione e Atp non entrano più nella gestione, che viene presa a carico da un gruppo di volenterosi. Nei primi tempi si fa capo alla struttura dell'Arci, una realtà associativa all'epoca molto forte in Umbria. Poi, col passare degli anni e delle edizioni, si seleziona sempre più una struttura ristretta che acquista competenza e professionalità. Da questa, nel 1985, nasce l'Associazione Umbria jazz, senza fine di lucro, che ha in gestione il marchio "Umbria jazz" di proprietà della Regione e gestisce il festival in ogni suo aspetto (formula, scelte artistiche, organizzazione, logistica, sponsorizzazioni). Oggi il presidente dell'Associazione è Renzo Arbore, mentre Carlo Pagnotta (uno degli ideatori di Uj) ne resta il Direttore artistico.
Altro passaggio importante, alcuni anni dopo, è la nascita, per volontà della Regione, della Fondazione Umbria jazz, che ha il compito di garantire le risorse finanziarie di parte pubblica.

Una "formula" vincente [modifica]

L'Umbria jazz gratuita e itinerante degli anni Settanta è ormai un ricordo; il presente è una manifestazione che introduce, per la prima volta, il biglietto d'ingresso. Non in tutti i concerti, perché una parte del cartellone resta, e resterà, sempre gratuita e in piazza. Insomma, per i concerti più importanti, si paga. Del resto è anche il pubblico che è cambiato, e nuove esigenze emergono: stop alle grandi adunate, stop ai sacchi a pelo in piazza, ma posti a sedere e, rigorosamente, numerati.
La seconda caratteristica della "nuova" Uj è la stanzialità: non è più un festival itinerante, ma prende stabile dimora a Perugia. In verità, nei primi anni, si prova l'esperienza del cosiddetto "decentramento": il festival si svolge quasi tutto a Perugia, ma qualche concerto viene allestito anche in altre città, come Terni, Narni, Orvieto, Foligno, Gubbio, Città di Castello e Assisi. Ma il "decentramento" fallisce.
Uj è diventata un festival ad immersione totale, e il centro storico di Perugia appare sempre più come un villaggio globale in cui si respira musica ad ogni ora del giorno e della notte, con eventi che si susseguono e si sovrappongono. In un chilometro quadrato di straordinaria bellezza e suggestione si creano interazioni inedite fra storia medievale, che aleggia tra i palazzi e le piazze di Perugia, e i suoni della contemporaneità.

Atmosfera "magica" [modifica]

Immagine:Keith Jarret.jpg
Keith Jarrett durante le prove

Nei primi due anni della sua "seconda vita" Uj fu "sorvegliata speciale" e si svolse in un torrido tendone da circo nella zona di Pian di Massiano (vicino allo stadio), ben lontano dal centro storico: una specie di confino perché i problemi degli anni Settanta non erano stati dimenticati. Questa situazione la vivono anche gli operatori di commercio (che oggi considerano Uj come uno dei momenti fondamentali della promozione del turismo): quando apre il festival molti bar e ristoranti chiudono. Ma si vede presto che il clima è molto diverso e, a poco a poco, lo scetticismo cede il posto alla fiducia. E così si riguadagna il centro storico.
I concerti serali si tengono nei neoclassici giardini del Frontone; quasi tutti i concerti sono esauriti e migliaia di persone non riescono a seguire i loro beniamini (Sonny Rollins, Randy Crawford, Michel Petrucciani, Phil Collins, Al Jarrau e Keith Jarrett, solo per nominarne alcuni).

Dal 2003 saranno sostituiti con la più capiente arena del Santa Giuliana che accoglierà le performace di Ornette Coleman, Van Morrison, Bobby McFerrin, gli Earth, Wind & Fire, James Brown e i Manhattan Transfer (anche qui, solo qualche nome). Poi si aprono i "salotti buoni": prima il Teatro del Pavone, il settecentesco teatro dell'aristocrazia perugina, che ospita nel 1984 un galà in onore di Sarah Vaughan; poi il teatro comunale Morlacchi che, con la sua ottima acustica, esalta la voce e le note della chitarra di Caetano Veloso.

Nel 1987 irrompe sulla scena del festival quello che resta lo spazio più suggestivo in assoluto: la duecentesca chiesa di San Francesco al Prato. È una delle più antiche e nobili chiese della città, semidiroccata per una serie ininterrotta di traumi di ogni tipo, dallo smottamento del terreno (già subito dopo la costruzione) fino al più recente terremoto che sconvolse l'Umbria nel 1997. La notte, sopra l'abside scoperchiato, si vede il cielo stellato. È un luogo "magico": tutto quello che vi si suona acquista una dimensione innaturale. I musicisti ne sono affascinati. Fuori dalla chiesa, sul prato, dove la musica scivola senza ostacoli, migliaia di persone ascoltano Gil Evans, Carmen McRae, la Liberation music orchestra. Attualmente si stanno terminando i restauri per farla diventare l'auditorium di Perugia con l'abside rigorosamente scoperchiato.

Altri suggestivi spazi utilizzati sono il duomo di Perugia (soprattutto con i cori Gospel), la basilica di San Pietro (con Jan Garbarek e Hilliard Ensemble per il mistico e spirituale progetto Officium). Si dovette aprire perfino lo stadio di calcio (l'attuale "Renato Curi"), per la performance del mitico Miles Davis nel 1984, e fu teatro del più memorabile concerto del festival, quello di Sting nel 1987.
Nel 1997 un concerto viene spostato a Villa Fidelia (vicino Spello) a causa delle migliaia di richieste di biglietti da tutta Italia e dall'indisponibilità dell'artista di utilizzare lo stadio; è un altro dei momenti indimenticabili per Uj: in una cornice quasi surreale la chitarra di Eric Clapton fa impazzire migliaia di giovani.
Gli ultimi "acquisti" sono stati l'oratorio filippino di Santa Cecilia, piccolo e delizioso, restaurato dal Comune con il contributo della Heineken, e la sala Podiani della Galleria nazionale dell'Umbria, il tempio della storia e della cultura della città. E, naturalmente, per i concerti gratuiti, si torna in piazza IV Novembre e ai giardini Carducci, il cuore del cuore medievale.

Lo stile [modifica]

Immagine:Giardini Carducci.jpg
Perugia, concerto gratuito ai Giardini Carducci

Rispetto al passato Uj è tutta un'altra storia. Quello che non cambia rispetto alla prima vita è la qualità del cartellone: nel ventennio che parte dall'edizione del 1982 e arriva fino ai nostri giorni, per l'Umbria passa tutto il jazz che conta, con qualche divagazione nei territori del rock e del blues e della canzone brasiliana, con una maggiore attenzione (soprattutto negli ultimi anni) al jazz italiano. È la formula, però, che fa la fortuna del festival.
Le scelte artistiche si dividono, volendo generalizzare molto, in due filoni: da un lato il jazz ortodosso; dall'altro un variegato panorama di musica Nera (blues, gospel, soul, zydeco, marching band, rhythm 'n' blues) e di vari sconfinamenti nel pop-rock, per un pubblico generalista che cerca una buona colonna sonora per la sua vacanza in Umbria. In tale ottica vanno viste anche le esibizioni ad Uj di personaggi come Elton John, Carlos Santana, James Brown, Donna Summer, Eric Clapton, Earth, Wind & Fire, e di molti altri artisti non strettamente appartenenti al mondo del jazz, che si sono avvicendati nell'arena perugina negli ultimi anni.
Uj non è una manifestazione snob e non esclude nessuno: anche per questo contribuisce, come nessun'altra, alla conoscenza del jazz in Italia e ne fa un oggetto un po' meno sconosciuto. Anzi, meno elitario, perché i "numeri" del festival (incassi e presenze) sono da manifestazione "popolare".

Voci correlate [modifica]

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Gato Barbieri

Gato Barbieri

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Leandro “Gato” Barbieri

Leandro “Gato” Barbieri (Rosario, 28 novembre 1934) è un sassofonista jazz argentino.

Figlio di un carpentiere con la passione per il violino, studia clarino e sassofono e composizione a Buenos Aires.
Nel 1953 entra a far parte dell'orchestra di Lalo Schifrin e si dedica completamente al sax tenore.
Nel 1962 si trasferisce a Roma e nel 1967 è a Milano, dopo una parentesi a New York con Don Cherry, dove partecipa a Nuovi sentimenti di Giorgio Gaslini.
Nel 1967 incide i primi due dischi pubblicati con il suo nome.
Nel duo con Dollar Brand 1968 imprime alla sua musica una svolta nel recupero delle musicalità sud-americane.
Nel 1973 collabora con Bernardo Bertolucci componendo la colonna sonora del film Ultimo tango a Parigi.

Discografia (incompleta) [modifica]

  • Complete communion (Don Cherry, 1965)
  • Togetherness (Don Cherry, 1965)
  • Symphony for Improvisers (Don Cherry, 1966)
  • In Search Of The Mistery (1967)
  • Hamba Khale (with Dollar Brand, 1968)
  • Escalator Over The Hill (Carla Bley, 1968)
  • Under fire (1969)
  • The Third World (1969)
  • Liberation Music Orchestra (Charlie Haden, 1969)
  • El pampero (1971)
  • Fenix (1971)
  • Last tango in Paris (1972)
  • Bolivia (1973)
  • Chapter one: Latin America (1973)
  • Chapter two: Hasta siempre (1973)
  • Chapter three: Viva Emiliano Zapata (1974)
  • Chapter four: Alive in New York (1975)
  • Caliente (1976)
  • I Grandi del Jazz (1976)
  • Ruby Ruby (1977)
  • Apasionado - con la partecipazione di Carlos Santana e Pino Daniele (1982)
  • Ferryboat di Pino Daniele assolo in "Amico Mio" e "Che ore sò" (1985)
  • Que Pasa (1997)
  • The Shadow of The Cat (2002)

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Charlie Haden Biografia

Charlie Haden

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Charlie Haden
Charlie Haden

Charles Edward Haden (nato il 6 agosto 1937) è uno dei più importanti contrabbassisti jazz contemporanei, reso famoso probabilmente per la sua lunga collaborazione con il sassofonista Ornette Coleman.

Haden è nato a Shenandoah in Iowa ed è cresciuto in una famiglia di musicisti, che spesso si esibivano iniseme alla madio suonando musica country e canzoni folk americane. Haden debuttò professionalmente come cantante quando aveva due anni, e continuò a cantare con la sua famiglia finché non contrasse, a 14 anni, una forma lieve di poliomelite. La poliomelite gli danneggiò i muscoli della gola e le corde vocali e il risultato fu che Haden diventò incapace di controllare l'intonazione. Pochi anni prima, Haden aveva iniziato a interessarsi al jazz, e iniziò a suonare il contrabbasso del fratello maggiore.

Haden si trasferì a Los Angeles a metà degli anni '50 e cominciò rapidamente a suonare professionalmente, collaborando col pianista Hampton Hawes e il sassofonista Art Pepper.

Diventò famoso suonando con Ornette Coleman alla fine degli anni '50, forse raggiungendo l'apice con l'album The Shape of Jazz to Come. Questo album fu molto controverso al tempo, e lo stesso Haden sottolineò che lo stile dell'armolodia, inventato da Coleman era così difficile per lui che all'inizio si rassegnò a ripetere le linee di Coleman al basso. Fu solo successivamente che acquistò abbastanza confidenza per suonare linee proprie durante i concerti.

Accanto alla sua associazione con Coleman, Haden fu anche un membro del trio di Keith Jarrett e dell'"American quartet" dal 1967 al 1976 con Paul Motian e Dewey Redman.

Continuò come leader della Liberation Music Orchestra negli anni '70. In gran parte arrangiata da Carla Bley, la loro musica era molto sperimentale, e coniugava per la prima volta il free jazz con la musica politica, nello specifico, il primo album della LMO si concentrava sulla guerra civile spagnola. Questa esplorazione tematica di generi tipicamente non considerati standard del jazz divenne una caratteristica distintiva dell'approccio di Haden con il suo Quartet West.

Fondato nel 1987, il Quartet West era formato da Ernie Watts al sax, Alan Broadbent al piano e Larance Marable alla batteria.

Alla fine del 1997 collaborò in duetto con Pat Metheny alla chitarra, esplorando la musica che gli influenzò nelle loro esperienze da bambini nel Missouri con quello che chiamano Americana music. La collaborazione culminò nell'album Beyond the Missouri Sky (Short Stories) e nel tour mondiale che vide protagonisti Haden al fianco di Metheny.

Discografia [modifica]

  • Change Of The Century e The Shape Of Jazz To Come (con Ornette Coleman, 1959)
  • This Is Our Music (con Ornette Coleman, 1960)
  • Free Jazz: A Collective Improvisation (con Ornette Coleman, 1961)
  • Somewhere Before (con Keith Jarrett, 1968)
  • Liberation Music Orchestra (1969)
  • Birth (con Keith Jarrett, 1971)
  • Escalator Over The Hill (con Carla Bley, 1971)
  • The Survivors' Suite (con Keith Jarrett, Dewey Redman e Paul Motian, 1977)
  • Eyes Of The Heart (con Keith Jarrett, Dewey Redman e Paul Motian, 1979)
  • Magico und Folk Songs (con Jan Garbarek e Egberto Gismonti, 1979)
  • 80/81 (con Pat Metheny, Michael Brecker e Dewey Redman, 1979)
  • Playing (con Dewey Redman, Don Cherry e Ed Blackwell, 1981)
  • Time Remembers One Time Once (con Denny Zeitlin, 1981)
  • The Ballad of the Fallen (Liberation Music Orchestra, 1982)
  • Rejoicing (con Pat Metheny e Billy Higgins, 1984)
  • In Angel City (Quartet West, 1988)
  • Private Collection (1988)
  • In The Year Of The Dragon (con Geri Allen e Paul Motian, 1989)
  • Dream Keeper (Liberation Music Orchestra, 1990)
  • Haunted Heart (Quartet West, 1991)
  • Always Say Goodbye (Quartet West, 1993)
  • Night and the City (con Kenny Barron, 1996)
  • Beyond The Missouri Sky (con Pat Metheny, 1997)
  • None but the Lonely Heart (con Chris Anderson, 1997)
  • The Montreal Tapes (1998)
  • Nocturne (con Gonzalo Rubalcaba e Ignacio Berroa, 2001)
  • American Dreams (con Michael Brecker, 2002)
  • Land of the Sun (con Gonzalo Rubalcaba, 2004)
  • Not In Our Name (Liberation Music Orchestra, 2005)


Ornette Coleman Biografia

Ornette Coleman

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Ornette Coleman in concerto a Ludwigshafen, 2005
Ornette Coleman in concerto a Ludwigshafen, 2005

Ornette Coleman (Fort Worth, 9 marzo 1930) è un sassofonista e compositore statunitense, uno dei maggiori innovatori del movimento free jazz degli anni '60.

Inizia la carriera in orchestre di rhytm'n'blues ed è presto affascinato dalle linee intricate dei boppers, ma le difficoltà tecniche e di apprendimento della teoria musicale lo portano a formulare un nuovo sistema musicale (l'armolodia) che pochi finora hanno capito.

L'iniziale esiguo numero di fedelissimi conta i conterranei John Carter (clarinetto, sax contralto), Dewey Redman e James Clay (sax tenore), cui si aggiungono Paul Bley, Walter Norris (pianoforte), Bobby Bradford e Don Cherry (tromba), Charlie Haden (contrabbasso), Ed Blackwell e Billy Higgins (batteria).

La carriera di Ornette viene lanciata da John Lewis del Modern Jazz Quartet e dal compositore Gunther Schuller, che lo fanno incidere su etichetta Contemporary insieme a Red Mitchell, Percy Heath e Shelly Manne. Le sue composizioni entrano quasi subito nel repertorio jazz; tra i suoi pezzi più noti, ricordiamo "911" e "Song X"; convince invece meno il suo solismo al sax alto, sghembo e di strana intonazione. Passa all'Atlantic che lo fa collaborare con Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Scott LaFaro e Jimmy Garrison. I titoli dei dischi sono slogan promettenti: "Something else", "The shape of jazz to come", "Tomorrow is the question", "Free jazz".

Nel 1962 fonda un trio sperimentale con David Izenzon e Charles Moffett; dopo il celebre Town Hall concert, in cui viene anche eseguito il suo primo quartetto d'archi, si ritira dalla scena musicale per tre anni, durante i quali studia la tromba e il violino, che suona con tecniche non ortodosse.

Nel 1966 l'uscita di The Empty Foxhole, con Haden e suo figlio Denardo Coleman (di soli 10 anni), viene accolta con molti dissensi. Gira l'Europa col trio, e tornato in America tenta organici diversi. Negli anni '70 fonda anche un gruppo di jazz elettrico, il Prime Time, con esiti artistici discontinui. Collabora con gli etnici Masters of Jujuka e con suonatori sardi di launeddas, oltre che con Jackie McLean (1967), Pat Metheny (1986), Jerry Garcia (1988) e Howard Shore (1991). In all languages (1987) presenta le stesse composizioni suonate dal quartetto classico e poi dal Prime Time. Negli anni '90 suona in quartetto con Geri Allen e in duo con Joachim Kuhn, e nel 2000 incontra Lee Konitz sul palcoscenico di Umbria Jazz. Nel 2003 e nel 2007 torna all'Umbria Jazz con due applauditissimi concerti all'Arena Giuliana. Il 16 agosto 2007 ha anche aperto, con il suo quartetto, la 27esima edizione del Roccella Jazz Festival.

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Don Cherry Biografia

Don Cherry

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Don Cherry (18 novembre 193619 ottobre 1995) è stato un trombettista jazz di indole innovatrice, molto legato al sassofonista Ornette Coleman.

Cherry è nato a Oklahoma City ma è cresciuto a Los Angeles, California.

Cherry conobbe la notorietà in ambito jazz nel 1958, insieme ad Ornette Coleman, prima in un quintetto con il pianista Paul Bley e successivamente in quartetto senza piano registrando principalmente per la Atlantic Records. Cherry appare in vari ruoli con i leader-band degli anni '60: è stato co-leader della sessione di Avant-Garde con John Coltrane, ha registrato e suonato in tour con Sonny Rollins, è statp co-leader dei New York Contemporary Five a Manhattan, ha registrato e suonato in tour con Albert Ayler e George Russell.

Visse poi per degli anni a Parigi e in Svezia.

Oltre al bebop, Cherry era influenzato dal Middle East jazz, la musica tradizionale africana e indiana. Emblema di queste influenze è il suo album Relativity Suite.

Appare sull'album di Coleman del 1971 dal titolo Science Fiction, e negli anni '70 e '80 si riunisce con i discepoli di coleman Dewey Redman, Charlie Haden, e Ed Blackwell nel gruppo Old And New Dreams.

Il gruppo di "world jazz" Codona, formato da Cherry, il percussionista Nana Vasconcelos e al sitar e alla tabla Collin Walcott, registrò tre album con la ECM.

Ha continuato a cogliere un vasto numero di opportunita, con l'album Escalator Over The Hill di Carla Bley o registrando con Lou Reed, Ian Dury, Rip Rig & Panic e Sun Ra.


Durant gli anni '80 ha registrato nuovamente con il quartetto originale di Ornette Coleman in In All Languages, e nell'album El Corazon, insieme a Ed Blackwell.

Don Cherry morì a Málaga, in Spagna.

Le sue figlie Neneh Cherry e Titiyo e suo figlio Eagle-Eye Cherry sono anch'essi musicisti.

Discografia selezionata [modifica]

con Ornette Coleman [modifica]

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Billy Cobham Biografia

Billy Cobham

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Billy Cobham

Billy Cobham (Panamá, 16 maggio 1944) è un batterista e compositore panamense.

Collabora a Wikiquote « è senz'altro il feeling la cosa più importante, la tecnica viene sempre dopo »


[1]


Oltre ad essere un musicista di talento innato, Billy Cobham è anche un raffinato ed originale compositore che ha saputo spaziare da un genere all'altro senza porre alcun limite alla sua musica, ciò è dimostrato da una vasta discografia e dalle numerose collaborazioni con artisti provenienti da tutto il mondo. Già nella fine degli anni sessanta ha rivoluzionato il modo di concepire le parti destinate alla batteria, aggiungendo una forza creativa all'ambito ritmico ed assegnando ad esso una centralità senza precedenti. Proprio per questi fattori è riconosciuto come il più influente batterista jazz-fusion nonchè uno dei più virtuosi per la sua potenza e tecnica percussiva. Ha raggiunto l'apice della fama a metà degli anni settanta divenendo uno dei musicisti più imitati nell'ambito jazz, fusion e rock


Indice

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Biografia [modifica]

Nato a Panama, a soli 3 anni si trasferisce a New York con tutta la sua famiglia. In questa metropoli frequenta la High School of Music and Art, diplomandosi nel 1962.

Ad una domanda su quali fossero state le tecniche dei batteristi dai lui maggiormente studiate rispose:

Collabora a Wikiquote « Ho studiato le tecniche di Max Roach, Art Blakey, Roy Haynes ma anche molti altri grandi del jazz, ecco da dove sono nato. »


L'esordio nel mondo del jazz [modifica]

Terminati gli studi entra nella banda dell'esercito degli Stati Uniti dal 1965 al 1968. In seguito al congedo, Cobham viene contattato dal pianista Horace Silver ed entra nel suo gruppo per circa un anno (vi rimane otto mesi, durante i quali partecipa a molti concerti dei quali oggi rimangono alcune registrazioni video, disponibili anche in rete). Nello stesso periodo suona e registra con il sassofonista Stanley Turrentine, l'organista Shirley Scott, ed anche con George Benson.

Nel 1969 si unisce al gruppo jazz rock "Dreams" di cui fanno parte i fratelli Brecker ed il chitarrista John Abercrombie.

In contemporanea lo chiama Miles Davis e lo fa suonare con lui in diversi dischi tra cui A tribute to Jack Johnson e il celebre Bitches Brew (che ha dato vita in un certo senso alla fusion). Fatto strano è che in alcuni dischi del trombettista è uncredited, ma come è stato molte volte spiegato, ciò è dovuto ai problemi contrattuali dell'epoca e alle relative concessioni da parte delle case discografiche.

Il periodo Mahavishnu [modifica]

Nel 1971 lui e il chitarrista John McLaughlin lasciano Miles Davis e formano la Mahavishnu Orchestra che presto passerà alla storia con due formidabili dischi. A partire dal brano di apertura Meeting Of The Spirits di Inner Mounting Flame, emergono fin da subito un'energia ed una tecnica fuori dal comune e nasce così un nuovo linguaggio musicale. Questa esperienza gli porterà fortuna e successo perché da quel momento in tanti chiederanno la sua collaborazione. Esistono molti bootleg e video dei concerti dei tour europeo ed americano, oggetti molto ricercati tra fan.

Ma il sodalizio tra i componenti della Mahavishnu Orchestra si dissolve dopo solo 4 anni, a causa di conflitti artistici ben spiegati in un libro pubblicato recentemente Power, Passion and Beauty: The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra. Billy Cobham, del resto, aveva già in mente di iniziare la sua carriera come solista perchè la difficoltà dei brani a cui era sottoposto lo faceva sentire sotto pressione, avvertiva la necessità di sentirsi più libero.

Nel 1973 dopo Inner mounting flame e il successivo Birds of Fire la Mahavishnu Orchestra inizia le registrazioni di The Lost Trident Sessions che a causa delle divergenze notevoli tra McLaughlin e Jan Hammer non verrà mai pubblicato fino al 2002. (In questo album si notano già alcuni pattern che Cobham inserirà in Spectrum)

Spectrum e gli anni settanta [modifica]

è sempre nel 1973 che in un momento di grande creatività e libertà artistica esce Spectrum, unanimemente considerato il suo miglior album, ed uno degli album "jazz-rock" più venduti di tutti i tempi. Facendosi così conoscere al mondo come il batterista che univa la scuola e gli arrangiamenti del jazz all'energia del rock.

E' enorme il contributo innovativo di quest'album al genere fusion: in esso emergono parti futuristiche e introspettive che antecedono brani ormai divenuti "standard" come Stratus o Red Baron. Non è casuale la scelta del virtuoso Tommy Bolin (cardine fondamentale del disco) oltre a quella di altri musicisti di notevole caratura riconosciuti universalmente come Ron Carter, Lee Sklar, Jan Hammer.

Importante è la collaborazione con George Duke presente i molti suoi dischi come A Funky Thide Of Sings o Life & Times usando talvolta lo pseudonimo di "Dawilli Gonga". Probabilmente la sua migliore performance è quella avvenuta al Montreux Jazz Festival nel 1976 con Alphonso Johnson e John Scofield e lo stesso George Duke. Da questa collaborazione uscirà Billy Cobham / George Duke Band live in Europe.

Molto importanti per la carriera di Cobham sono gli album : Crosswinds , Total Eclipse e il mistico Inner Conflicts.

Nel 1977 Cobham passa all'etichetta CBS, la quale lo rende maggiormente accessibile a progetti più commerciali. In questi anni produce degli album che mirano alla piacevolezza di ascolto, caratterizzati da una minuziosa pulizia della registrazione e da arrangiamenti raffinati con groove "disco": Magic/ Symplicity of Expression Depth Of Though e Simplicity Of Expression che contengono brani melodici e leggeri come Bolinas, Pocket Change ma c'è un brano molto impegnativo che conserva lo stile esplosivo: La Guernica. In questo gruppo di album alla fine degli anni settanta esce B.C, rarissimo e non molto conosciuto dal grande pubblico.[citazione necessaria]

Oltre agli album che lo vedono come leader, rimane notevolmente attivo come session drummer e si focalizza su questa opportunità ancor più alla fine degli anni settanta. John McLaughlin nel 1978 sceglie di nuovo il suo tocco in Electric Guitarist che segna l'inizio di un nuovo perdiodo per la fusion. Da notare come i due leader non suonavano insieme nello stesso album dal 1973 (Love Devotion Surrender di Santana / McLaughlin), se si esclude la loro presenza nell'album School Days di Staley Clarke pur non registrando insieme nello stesso brano.

Gli anni ottanta [modifica]

Alla fine del 1979 Billy si trova ad Englewood Cliffs nel New Jersey per registrare il disco New York Slick di Ron Carter. Tra i due c'è sempre stata una grande collaborazione ed un'intesa sin dalle partecipazioni in numerosi album di stelle jazz già affermate. Nei primi anni ottanta infatti si vedono insieme in numerosi concerti con Herbie Hancock nel celebre Trio Hurricane e compaiono insieme nell'album Uptown Conversation dello stesso Ron Carter.

Dal 1980, realizza con l'etichetta CBS nuove collaborazioni e situazioni musicali, suonando dal vivo con i Grateful Dead, Jack Bruce, e perfino nella Saturday Night Live band. Il progetto parallelo Bobby & the Midnites (dei Greteful Dead) lo vede nuovamente impegnato con la band.

Nel 1982 registra tre album per l'etichetta Elektra con la nuova formazione da lui creata e denominata Glass Managerie (con l'esordiente Mike Stern, Gil Goldstein, Tim Landers, Michael Urbaniak). Inoltre viene pubblicato un disco live Flight Time con la presenza del pianista Don Grolnick, che è l'autore del brano migliore: The Whisperer che inizia con un fade in ritmato da grancassa, battito di mani del pubblico, e fender rhodes.

Nel 1984 dopo sei anni John McLaughlin vuole nuovamente la sua partecipazione all'album Mahavishnu che conserva ancora il nome del gruppo che li aveva resi celebri Mahavishnu Orchestra. Sarà spesso ospite in trasmissioni televisive europee [2],[3] di cui si ricorda particolarmente quella avvenuta alla trasmissione di RAIUNO Fantastico nel 1984 in cui lui e Tullio De Piscopo vengono accolti da un pubblico caloroso e nella quale si esibiscono in un Drum Contest in diretta [4]. Al termine dello show gli spettatori li acclamano con una lunga ovazione relegata oggi agli archivi Rai.

Registra per la GRP Powerplay, Picture This, Warning album orientati sempre di più commercialmente nei quali l'artista si avvicina all'elettronica e nei quali avviene un ritorno alle origini con sonorità che ricordano l'Africa miscelato ad un uso di strumentazioni e suoni digitalizzati. Caratteristica originale di questi tre album è che essi sono concepiti per essere reinterpretati e suonati dal vivo. Cobham ritornerà ospite alla RAI nel dicembre del 1987 e gli verrà dedicata una settimana di interviste al programma televisivo D.O.C di Renzo Arbore condotto da Gegè Telesforo [5].

Negli anni successivi continua i suoi tour internazionali, assorbendo una dose vitale di World Music.

Dal 1990 al 2005 [modifica]

Nel 1990 viene contattato da Peter Gabriel per la creazione della colonna sonora del film L'ultima tentazione di Cristo diretto da Martin Scorsese.

Nel 1994 Stanley Clarke registra Live at the Greek con lui, Larry Carlton, Deron Johnson e Najee.

Ispirato da un soggiorno in Brasile registra l'album The Traveller. Nel 1996 forma una quartetto orientato maggiormente ai suoni acustici chiamato Nordic con tre musicisti norvegesi. L'anno successivo invece si concentra su un progetto prodotto in Germania e registra: Paradox. Per tutti questi anni Cobham mantiene la sua attività incessante di touring come leader o con musicisti noti al mondo jazz (tra cui Kenny Baron e l'amico di vecchia data Ron Carter). Nel frattempo escono molteplici antologie e raccolte che tentano di sintetizzare e selezionare il grande lavoro discografico.

dal 2006 ad oggi [modifica]

Nel 2006 realizza l'album "Drum'n voice 2" con ospiti come Jan Hammer, Buddy Miles, John Patitucci, Jeff Berlin,Dominic Miller, Mike Lindup, Airto Moreira, Frank Gambale, Brian Auger, Guy Barker e i Novecento.

Rilascia in questo periodo un intervista:[6], [7], [8]

Fra poco uscirà il film-documentario Sonic Mirror dedicato all'impegno umanitario di Billy Cobham per i bambini che hanno difficoltà sociali nel Sud America. Il suo ruolo è trasmettere un messaggio di armonia e di forza attraverso il ritmo.

Attualmente è impegnato nel consueto US Spectrum Tour con Dean Brown, Brian Auger e Baron Browne.

Discografia [modifica]

1970

  • Billy Cobham - Spectrum (WEA)
  • Billy Cobham - Crosswind (WEA)
  • Billy Cobham - Total Eclipse (WEA)
  • Billy Cobham - Shabazz (WEA)
  • Billy Cobham - A Funky Thide Of Things (WEA)
  • Billy Cobham - Life and Times (WEA)
  • Billy Cobham - Cobham/Duke Live (WEA)
  • Billy Cobham - Inner Conflicts (WEA)
  • Billy Cobham - Magic/ Symplicity of Expression Depth Of Thought (CBS)
  • Billy Cobham - Simplicity of Expression
  • Billy Cobham - B.C (album rarissimo)


1980

  • Billy Cobham - Flight Time (InAkustik)
  • Billy Cobham - Stratus (InAkustik)
  • Billy Cobham - Observations & Reflections (Elektra/Musician)
  • Billy Cobham - Smokin’ (Elektra/Musician)
  • Billy Cobham - Warning (Eagle Rock)
  • Billy Cobham - Power Play (Eagle Rock)
  • Billy Cobham - Picture This

1990

  • Billy Cobham - The Traveler (Eagle Rock)
  • Billy Cobham - Nordic (Eagle Rock)
  • Billy Cobham - Nordic / Off Color (Eagle Rock)
  • Billy Cobham - By Design
  • Billy Cobham - Focused
  • Billy Cobham - Ensemble New Hope Street (Eagle)
  • Billy Cobham - North By NorthWest (Creative MultiMedia Concepts)
  • Billy Cobham - Incoming (K-tel)
  • Billy Cobham - Paradox - Paradox (Enja)
  • Billy Cobham - Paradox - First/Second (Enja)
  • Billy Cobham - Best Of (Atlantic)

2000 - Presente

  • Billy Cobham - Drum and Voice ( Nicolosi Productions - Just Groove)
  • Billy Cobham - Art Of Three (In And Out Records)
  • Billy Cobham - Billy Cobham Culture Mix (In And Out Records)
  • Billy Cobham’s Culture Mix - Colours (In And Out Records)
  • Billy Cobham - The Art Of Five (In And Out Records)
  • Mississippi Nights: Billy Cobham Live
  • Billy Cobham - Drum'n'voice 2 (Nicolosi Production - Just Groove) 2006



Alcune partecipazioni ad altri album

1960

  • Horace Silver - You’ve got to take a little love (Blue Note)
  • Kenny Burrell - God Bless The Child (CTI)
  • Dreams - Dreams (CBS)
  • Dreams - Imagine My Surprise (CBS)
  • Miles Davis - Jack Johnson (CBS)
  • Miles Davis - On the Corner (CBS)
  • Miles Davis - Live Evil (CBS)
  • Miles Davis - Bitches Brew (CBS)
  • George Benson - Giblet Gravy (Verve)

1970

1980

1990 - Presente


Aneddoti e fatti che riguardano la vita di Billy Cobham [modifica]

  • Il primo album di Cobham - il lavoro interamente strumentale "Spectrum" - per la qualità dell'incisione era utilizzato nei laboratori dalla rivista specializzata in alta fedeltà "Suono", per provare le doti di tenuta in potenza degli amplificatori audio.
  • Paul McCartney lo chiamò per formare i Wings ma lui pensò che si trattasse di uno scherzo e riagganciò il telefono
  • Tra i suoi batteristi preferiti ha citato Stewart Copeland dei Police
  • Tullio De Piscopo del quale è amico lo ha definito "Quello che ha rivoluzionato la batteria dal 70 in poi" [9].
  • Nel concerto a Montreux del 76 lo si vede parlare tranquillamente con il tecnico del suono dietro di lui durante un brano di difficoltà notevole.
  • suonando è solito riposizionarsi gli occhiali velocemente scivolati per causa del sudore.
  • Abita a Zurigo da 26 anni
  • Nel concerto live Mahavishnu Orchestra @ BBC "Sounds for Saturday" suona con la batteria Fibes in Plexiglass, la stessa che usa in Spectrum [10].
  • Il brano "Stratus" grazie al suo groove incalzante e alla linea di basso innovativa e orecchiabile è stato utilizzato nella colonna sonora di molti programmi televisivi di tutto il mondo.
  • Dennis Chambers ha raccontato che, la prima volta che sentì Cobham suonare, rimase vivamente impressionato e si disse: "Voglio suonare come lui."
  • Il programma televisivo musicale D.O.C gli dedicò alcune giornate nel dicembre del 1987. In un clima molto divertente e amichevole lo si vede scherzare insieme a Gegè Telesforo e in alcuni momenti anche con Renzo Arbore.

Collegamenti esterni [modifica]

Sito Ufficiale

Billy Cobham

Sonic Mirror

Video [modifica]

Il Minollo, il sito del Buonumore

Ella Fitzgerald

Ella Fitzgerald
The Voice

Miles Davis

Miles Davis
The Big Miles

Rock Portal

Pat Metheny

Pat Metheny
Guitar fantasy

Immaginary Day

Immaginary Day
My Preferite Album 2006

Lennie Tristano

Lennie Tristano
the piano man

Art Ensemble of Chicago

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Alla ricerca del suono originario

Max Roach

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La Batteria

Sun Music - Il sito della Musica Partenopea

Weather Report

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Il Jazz Elettrico in Progress
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Sono nato e vivo in una città che odio e amo : Napoli